25/11/2025
Quando pensiamo al bianco, pensiamo alla neve, alla purezza, alla luce che rimbalza sulle decorazioni di Natale. Ma dietro l’immaginario rassicurante di questo “non colore” si nasconde una delle storie più complesse e ambigue della cultura umana.

Il bianco, per secoli, ha portato con sé splendore, veleni, malattia e morte. La sua storia è fatta infatti di invenzioni, alchimia, arte… e avvelenamenti.
Già nell’antichità si conosceva l’acetato di piombo, noto ai Romani come il principale componente dello zucchero di Saturno, un composto dolce usato per addolcire il vino.
Da questo si otteneva la biacca (o cerussa): un pigmento bianco, pesante e molto coprente che per secoli è stato il bianco per eccellenza. Usato nella pittura, impiegato nella cosmesi e persino in medicina galenica, la sua brillantezza nascondeva però un prezzo altissimo: come tutti i composti di piombo, era altamente tossico. Pittori, artigiani e miniatori ne pagarono le conseguenze con avvelenamenti progressivi e spesso irreversibili.
Nel 1666, Newton studiò la luce e scoprì che il bianco non era un colore puro, ma la somma di tutti i colori dello spettro visibile. Propose quindi un nuovo ordine cromatico in cui il bianco (e anche il nero) scompare, perché in realtà non esiste davvero!
Questa idea - durata quasi tre secoli - scandalizzò molti, tra cui Goethe (si, quello de "I dolori del giovane Werther"), che scrisse un importante trattato in aperto contrasto con la teoria del "non colore" di Newton parlando di polarità e forze in tensione tra luce e ombra, ma anche di percezione, emozione e psicologia.
Ma torniamo ai pigmenti.
Bisognerà aspettare il 1780 per avere un’alternativa più sicura: il bianco di zinco.  Commercializzato in Francia nel 1834, questo bianco leggermente tendente al giallo, spesso chiamato "bianco di neve" è un pigmento più delicato e semi-coprente, che tendeva a perdere intensità e a rendere i dipinti fragili e screpolati se usato puro in olio. Eppure conquistò i romantici, i preraffaelliti e i simbolisti.

La vera rivoluzione arriva però nel 1919 quando la Titanium Pigment Corporation inizia la produzione in serie di un nuovo pigmento, brevettato nel 1913: il bianco di titanio.
Ottenuto industrialmente questo bianco (che più bianco non si può!) è luminosissimo, stabile, innocuo e molto coprente. Rapidamente diventa uno standard globale tanto che oggi è ovunque: nei colori da pittura, nelle vernici, nella plastica, nei cosmetici e persino nei farmaci. È il bianco moderno, industriale, sintetico: la luce... chimica.


Dal candore letale della biacca al candore tecnologico del titanio, il bianco racconta una storia di desiderio: il desiderio di luce pura. È passato dall’alchimia dei vapori di aceto ai brevetti industriali, liberando l’arte dal veleno e sostituendo il maestro pigmentario con il chimico.

Un colore che sembra innocente, ma che ha plasmato la storia dell’arte, della scienza e perfino della salute umana.

Il bianco acceca. Il bianco protegge. Il bianco, da sempre, inganna.
E tu… quale bianco hai sempre dato per scontato senza conoscerne la storia?
#storiadelcolore #bianco #pigmenti #biacca #titanio #arte #chimica #colorculture #storiadellarte #curiositàcreativa #design
Back to Top