25/11/2025
Oggi, 25 novembre, per qualche motivo celebriamo la lotta contro qualcosa che non dovrebbe esistere, un paradosso che invita a riflettere su quanto la violenza sulle donne sia radicata nella nostra società.

In questo contesto scopriamo, che più degli altri, il rosso è un colore ambivalente. Fin dalle origini porta con sé significati opposti: è il colore del sangue che dà la vita e del sangue che la toglie; della passione che accende e della violenza che ferisce; dell’amore che unisce e del pericolo che avverte. Il rosso è potente: attrae e allo stesso tempo mette in guardia, riscalda ma può anche intimidire, parla di protezione e di minaccia. 
La sua storia occidentale testimonia questa natura duplice e profondamente umana. Occidentale perché il simbolismo dei colori non è universale, ma profondamente radicato nelle culture, nelle religioni, nella storia e perfino nei contesti sociali.
Nei secoli, il rosso ha incarnato tanti simboli potenti, ma diversi.
Colore antichissimo, utilizzato dagli esseri umani già nelle grotte del Paleolitico per raffigurare animali e scene di caccia con l’ocra rossa, un pigmento ricavato dagli ossidi di ferro. Quel primo rosso era un linguaggio: vita, forza, sopravvivenza.
Nell'Egitto faraonico era collegato al dio Seth, ma rappresentava anche la forza vitale e la protezione. Nella Roma antica il rosso era il colore del rango e del potere maschile: chi indossava la porpora — un pigmento rarissimo e costosissimo — incarnava autorità, comando e dominio, ed era associato alla figura del conquistatore. Nel Medioevo e nel Rinascimento il rosso divenne sacro e regale: i cardinali lo adottarono come colore distintivo, e gli artisti — da Botticelli a Raffaello — lo usarono per esprimere passione, dolore, amore, divinità.

E oggi? Quale funzione sociale assume il rosso delle scarpe simbolo della "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne"?
L’installazione Zapatos Rojos a Ciudad Juárez dell’artista messicana Elina Chauvet, racconta di un città segnata da innumerevoli femminicidi. Donne sparite e poi ritrovate mutilate o uccise. Le scarpe insanguinate erano spesso l’unica traccia rimasta.
Le scarpe rosse disposte nel 2009 nella piazza della città sono corpi simbolici: ogni paio una donna scomparsa o uccisa. Una di queste era sua sorella.
Il rosso di quelle scarpe è il sangue versato, la violenza subita, ma anche la forza e la resistenza della memoria. Non sono soltanto il colore simbolo di un’installazione, ma un urlo collettivo che ci ricorda di non voltare lo sguardo, di denunciare, di proteggere, di cambiare.
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